Errando per le vie di Monaco piene di macerie, intorno alla
stazione dove ancora una volta il nostro treno giaceva incagliato, mi sembrava di
aggirarmi fra torme di debitori insolventi, come se ognuno mi dovesse qualcosa,
e rifiutasse di pagare. Ero fra loro, nel campo di Agramante, fra il popolo dei
Signori: ma gli uomini erano pochi, molti mutilati, molti vestiti di stracci
come noi. Mi sembrava che ognuno avrebbe dovuto interrogarci, leggerci in viso
chi eravamo, e ascoltare in umiltà il nostro racconto. Ma nessuno ci guardava
negli occhi, nessuno accettò la contesa: erano sordi, ciechi e muti,
asserragliati fra le loro rovine in un fortilizio di sconoscenza voluta, ancora
forti, ancora capaci di odio e di disprezzo, ancora prigionieri dell'antico
modo di superbia e di colpa.
Primo Levi, La tregua